Intervista a cura di Alessandro Rea
Perchè ha sentito la necessità di dare vita ad un Comitato per la diffusione della cultura scientifica?
L’educazione della musica a scuola.
Nella mia esperienza istituzionale ho dato vita a due Comitati, di cui uno per assicurare che nelle scuole italiane, oltre a leggere e a scrivere si deve imparare la musica, perché non esiste cultura se non c’è anche un apertura mentale a cantare e a suonare.
L’essere umano non è solo quello che parla o scrive, anzi prima di parlare fin da quando è bambino canta e poi suona.
Non bisogna soltanto sostenere lo sviluppo del lavoro, per quanto sia problema importante in questo periodo di emergenza pandemica.
In una civiltà evoluta una parte dell’attenzione della classe dirigente, una parte dell’attenzione finanziaria dello stato deve andare ad un’attività che non è direttamente correlata alla tutela della medicina e della salute, ma che permetta di imparare a pensare e imparare a studiare.
“Ricerca” vuol dire studio, significa sviluppare nella testa dei bambini, dei ragazzi, creare quella che è un’attitudine a ragionare.
I nostri ragazzi non devono fermarsi all’apparenza delle cose.
L’essere umano essendo dotato di cervello deve farlo girare e quindi ragionare.
Ricerca vuol dire questo: “Imparare a trovare dov’è la fonte della conoscenza, impadronirsene, conoscerla, ed è su questa conoscenza che gira la mente e con questa va ad elaborare cose nuove”.
Il cervello inventa, crea e l’essere umano non può essere solo una fotocopia di quello che è già stato fatto da qualcun altro, quindi deve incominciare a incamerare acriticamente, ma ragionare criticamente e questo è anche il prodotto della ricerca.
Nello specifico il Comitato parla di diffusione della cultura scientifica, lei pensa che la cultura scientifica sia penalizzata in questo paese?
Cultura scientifica vuol dire due cose:
Partiamo dalla prima dicendo che l’ Italia è un paese storicamente umanistico, dove è stata inventata l’arte, la poesia, dove è stata coltivata la parola, ma il nostro paese non è stato solo questo.
Noi siamo anche il paese di Galileo che ha fatto capire all’uomo come è fatto il mondo, in un momento in cui prevalevano gli studi umanistici.
Noi siamo il paese del cervello matematico, non solo di quello della poesia, perchè poesia e matematica sono CONSORELLE, non possono essere una contraria all’altra.
Quando si usa l’espressione “cultura scientifica”, si deve intanto dare un peso importante e dovuto alla conoscenza del mondo della scienza, perché è cultura anch’essa come la poesia.
Ci sono state delle fasi della nostra storia dove questo non era stato capito, negando la storia stessa del nostro paese, persino la storia dell’ antica Roma.
La seconda ragione è meramente scientifica, ciò significa che anche lo studio letterario deve avere una caratterizzazione scientifica, ciò non vuol dire che bisogna introdurre la matematica nel leggere una poesia, poiché sono due cose distinte.
Significa che l’atteggiamento che noi dobbiamo avere verso lo studio, verso la conoscenza, verso la cultura, deve essere un’atteggiamento che si ricava e deriva dalla cultura della scienza.
La metodologia che è prevalsa nella storia della scienza, risulta essere una grande scoperta umanistica anch’essa.
Per cui noi non ci dobbiamo avvicinare alla cultura letteraria, alla cultura storica, solo ripetendo notizie, ma esaminando il filone di arricchimento permanente della poesia, della storia o di altre materie umanistiche, utilizzando un rigore scientifico e usando la logica delle scienze.
Basti pensare ai fatti riguardanti la storia di Roma e la storia dell’ Italia Rinascimentale, qui la metodologia della scienza ha dato un contributo straordinario.
Non possiamo non tenere presente che dietro alle nostre spalle, nella nostra storia , c’è una tradizione dove anche i fatti di letteratura, i fatti di cultura generale si arricchiscono di un vigore scientifico nell’esaminare dei problemi e nel proporre delle soluzioni.
Magistrale